venerdì 12 dicembre 2025

Wilson Tucker: Tele-Homo Sapiens, n.66

 



E' legge di natura che una specie più progredita attraverso la selezione naturale, le variazioni ereditarie e le improvvise, inesplicabili mutazioni, tenda non solo a sostituire ma spesso a distruggere la specie più rozza e imperfetta dalla quale discende, ma in cui non si riconosce più. Come si spiega, per esempio, che con la comparsa degli evoluti e superiori uomini di Cro-Magnon - la specie umana dalla quale l'uomo moderno potrebbe discendere in linea retta - i rozzi, bestiali uomini di Neanderthal scomparvero totalmente nel giro di poche generazioni? Quale odio per i loro troppo evoluti congeneri spinse questi a liberarsi di così bestiali cugini? o quali pratiche mostruose e belluine presso i neanderthaliani ispirarono ai Cro-Magnon una ripugnanza tale per quei sileni da non potersene liberare che col loro sterminio? Un mutante, quando dia chiari segni di aver raggiunto in sé certi particolari processi della specie che lo differenziano nettamente dalla specie da cui proviene, suscita l'odio e il rancore nei suoi meno dotati congeneri, che non gli perdonano le sue superiori facoltà. E' odiato come mostro, come scherzo di natura, è perseguitato. Le sue più evolute capacità gli permettono comunque di difendersi, di trovare gli altri suoi pari, di costituirsi in nucleo di difesa, di attaccare finalmente la specie matrigna che non li riconosce più e distruggerla. Oppure, possono anche verificarsi casi diversi da questi, che obbediscono a leggi psicologiche naturali. Paolo Breen, per esempio, il protagonista, è dotato di poteri telepatici così estesi e manifesti da rivelare come la specie umana tenda a un tipo d'evoluzione orientato sullo sviluppo e la generalizzazione delle facoltà paranormali, latenti quasi in ogni essere umano. Posizione di privilegio, per Paolo, e anche di gravissimo rischio. Soprattutto quando i suoi straordinari poteri finiscono per intercettare le attività del F.B.I. con relativa politica atomica e altre faccende internazionali. Tele-Homo Sapiens è un romanzo eccezionale: fantastico all'aspetto, si basa in realtà su dati di fatto rigorosamente scientifici; tutto vi è possibile, perchè non va dimenticato che la fantasia di oggi può essere la realtà di domani.

  

Sherlock Holmes


Gran Bretagna, 1887 / Arthur Conan Doyle

Nato il 6 gennaio del 1854 (è un Capricorno con ascendente Scorpione), Sherlock Holmes è ancora oggi uno dei detective letterari più noti se non addirittura "il" detective per antonomasia. «Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità» è una delle sue frasi celebri. E ancora: «Dicono che il genio consiste in un'illimitata capacità di curare i particolari. È una pessima definizione, ma si applica al lavoro dell'investigatore». 



Dopo aver risolto il suo primo "caso" quando era ancora studente a Oxford (uno studio in rosso), a 27 anni incontra il dottor Watson, suo futuro amico e biografo, e vanno a vivere insieme, per risparmiare sull'affitto, al 221-B di Baker Street, a Londra, dove ancora oggi molti fan continuano a scrivergli e dove da qualche anno c'è la sua casa-museo.



Alto e magro, dal volto «affilato, vivace, incorniciato dai copri orecchi del suo berretto da viaggio» e dalle lunghe mani «sensitive e nervose», Sherlock Holmes è molto suscettibile e capace di fanciulleschi entusiasmi, è dotato di una notevole intelligenza analitica (interessandosi più al particolare che al tutto) e gli piace stupire e meravigliare grazie al suo eloquio brillante e alla sua logica implacabile. Il suo maggior difetto, «Se pur difetto può chiamarsi, fu sempre una e trema ripugnanza a comunicare i propri progetti agli altri prima che il momento dell'azione fosse venuto». Riserbo «che va in parte attribuito al suo carattere dominatore, poco proclive ad ascoltare osservazioni o consigli, nonché a una certa passione per i colpi di scena stupefacenti e improvvisi dalla quale non aveva mai saputo liberarsi».



A parlare così di Sherlock Holmes è naturalmente il dottor Watson, che in un 'altra occasione così descrive il suo ineffabile amico: «Il suo fisico, di per se stesso, era tale da attirare l'attenzione dell'osservatore più superficiale. La statura di Holmes superava il metro e ottanta, era tanto magro da parere più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, salvo in quei periodi di torpore di cui ho fatto cenno; il naso affilato e un poco adunco conferiva alla sua faccia un'espressione vigilante e decisa. Anche il mento, quadrato e pronunciato denotava in lui una salda volontà. Aveva le mani sempre macchiate d'inchiostro e di sostanze chimiche, eppure possedeva una straordinaria delicatezza di tatto, come avevo osservato vedendolo
manipolare i suoi fragili strumenti».



Dopo diversi giorni di convivenza e di studio sul suo nuovo coinquilino, il dottor Watson scopre che Sherlock Holmes è uno strano miscuglio di straordinaria sapienza e di ignoranza totale. Prova a elencare queste cognizioni - «l. Letteratura: zero; 2. Filosofia: zero; 3. Astronomia: zero; 4. Politica: scarse; 5. Botanica: variabili. Conosce a fondo caratteristiche e applicazioni della belladonna, dell'oppio e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticultura; 6. Geologia: pratiche ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra. Dopo una passeggiata, mi ha mostrato certe macchie sui suoi pantaloni indicando,
in base al loro colore e alla loro consistenza, in qual parte di Londra avesse raccolto il fango dell'una o dell'altra; 7. Chimica: profonde; 8. Anatomia: esatte, ma poco sistematiche; 9. Letteratura sensazionale: illimitate. A quanto pare, conosce i particolari di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo ; 10. Suona bene il violino; 11. E abilissimo nel pugilato e nella scherma; 12. È dotato di buone nozioni pratiche in fatto di legge inglese» -, ma poi, scoraggiato, decide di lasciar perdere,
dato che non riesce a trarre nessuna considerazione da dati così contrastanti, e butta la sua lista nel fuoco.



Nonostante gli avesse dato la fama e una certa agiatezza economica, non tutti sanno che Arthur Conan Doyle non amava Sherlock Holmes e nell'aprile del 1893 decise addirittura di farlo morire. «Sono a metà dell'ultimo racconto di Sherlock Holmes - scrisse alla madre,- al termine del quale il gentiluomo scompare per non tornare mai più. Sono stufo anche solo di sentirlo nominare». E così, mentre
lotta con il professor James Moriarty nei pressi delle cascate di Reichenbach, in Svizzera, Arthur Conan Doyle lo fa piombare in un precipizio.



«Non l'avesse mai fatto! - ha ricordato Alberto Tedeschi nell'introduzione a un Omnibus Mondadori. - La reazione del pubblico è unanime, violenta, e l'autore viene subissato da una valanga di lettere di protesta, alcune delle quali lo ingiuriano, accusandolo di 'assassinio'. Cedendo alla pressione popolare, Conan
Doyle pubblica, nel 1902, il suo terzo romanzo, Il mastino dei Baskerville, la cui vicenda, come spiega il narratore Watson, è precedente all'episodio in cui Sherlock Holmes 'ha trovato la morte'. Ma il ripiego non è sufficiente e, ben presto, l'autore è costretto a rivelare che Sherlock Holmes è vivo e vegeto. È uscito miracolosamente incolume dall'avventura in cui 'si credeva che fo se morto'». 



Così le sue imprese continuano con altri romanzi e altri racconti. Tra le numerose versioni teatrali con questo personaggio meritano di essere ricordate almeno Under the dock (1893), recitata in Gran Bretagna da C.H.E. Brookfield, e Sherlock
Holmes (1897), recitata negli Stati Uniti da William Gillette.
Tra i numerosissimi attori che hanno interpretato sullo schermo il detective creato da Arthur Conan Doyle possiamo ricordare John Barrymore, Basil Rathbone
(protagonista anche di un lungo serial televisivo), Christopher Lee, John Neville (in Notti di terrore del 1965, Sherlock Holmes incontra Jack lo Squartatore) e Nicol
Williamson (in Sherlock Holmes: soluzione sette per cento, del 1976, il celebre detective incontra Sigmund Freud).



Raccontate in numerose versioni teatrali, cinematografiche, radiofoniche e televisive, le sue avventure hanno naturalmente ispirato più o meno direttamente anche diversi fumetti. Tra i più interessanti possiamo ricordare una serie di Edith
Meiser e Frank Giacoia negli anni Cinquanta, una di William Barry negli anni Settanta e una di Giancarlo Berardi e Giorgio Trevisan pubblicata su L'Eternauta nel 1986. Numerose anche le versioni umoristiche e satiriche.



Può essere infine curioso ricordare che non solo Sherlock Holmes è uno degli investigatori privati più conosciuti della letteratura poliziesca, ma è addirittura protagonista di racconti e romanzi di molti altri autori. Da John Dickson Carr (Il dossier Conk Singleton) a Esther L. Nasch (L'innamorata di Sherlock), da Ellery Queen (Uno studio in nero) a Nicholas Meyer (La soluzione sette per cento) ad
Alexis Lecaye (Marx e Sherlock Holmes e Einstein e Sherlock Holmes).
Il mito di Sherlock Holmes non conosce limiti. Tanto che Isaac Asimov ha curato un'antologia di racconti di fantascienza, Sherlock Holmes nel tempo e nello
spazio, pubblicata da Mondadori nel 1990, dove lo spirito del popolarissimo
detective si incarna di volta in volta in animali, robot, extraterrestri e così via.



Sempre a titolo di curiosità citiamo anche una serie televisiva americana, Holmes
and Yoyo, una situation comedy andata in onda nel 1976, con un agente investigativo della polizia di Los Angeles, il sergente Alexander Holmes (Richard B. Sbull) e il suo compagno Yoyo (John Schuck), un robot dall'aspetto umano dotato di un cervello (elettronico) analitico all'ennesima potenza. 

Ovviamente ometto di ricordare tutti i film e le fiction degli ultimi trenta anni, ma che ognuno di noi conosce bene.

  

Progressive Spin, puntata 26


Leap Day - Pride Before The Fall
Ring Van Möbius - False Dawn
Abrete Gandul - Tráfico de Influencias


 

giovedì 11 dicembre 2025

Il colonnello Caster'Bum




Il fumettista romano Lino Landolfi, occupatosi a più riprese di avventure del Far West sulle pagine del settimanale cattolico Il Vittorioso, riprende questo tema su Il Giornalino delle Edizioni San Paolo. Su testi dello sceneggiatore e scrittore Claudio Nizzi, nel 1970 Landolfi illustra le storie dell'infido colonnello Caster'Bum, il cui nome richiama beffardamente quello del leggendario generale Custer. Sfortunatamente, Caster'Bum incontra sulla sua strada il giovanissimo pellerossa Piccolo Dente, la cui ingenuità e inclinazione a combinare guai vanificano i disonesti propositi del colonnello. Le storie delle pagine seguenti risalgono agli esordi della saga: Caster'Bum contro Piccolo Dente (da Il Giornalino n. 28 del12 luglio 1970) e La battaglia di Little Tricorn (da Il Giornalino n. 40 del4 ottobre 1970). Piccolo Dente divenne poi il protagonista assoluto di una lunga serie di racconti comici, per un totale di quasi 800 tavole. 

Caster’Bum è l’ambizioso comandante di Fort Okay e per realizzare il suo sogno di diventare generale deve vincere una guerra contro gli indiani, ma casca male: la tribù che vive nel suo territorio è quella degli Assaibonis, di cui fanno parte il pacifico capo Caldaia Fredda, che non ha nessuna voglia di fare la guerra, e suo figlio, il simpaticissimo Piccolo Dente.

Lo stile caricaturale ma allo stesso tempo realistico ha decretato il successo della serie e ha fatto diventare Piccolo Dente la mascotte del Giornalino, che nell’ultima pagina lasciava spazio ad una tavola autoconclusiva con protagonista proprio il piccolo indiano. 




SNMN, puntata 26


Irene Loche - Zhero
Moris -E Andiamo
Aua - Fortune
CommonXperience - Ritorno a Casa
Oslavia - Cosa Resta
Stonale - Vola da lei
Massimiliano Martelli - Connessi
Eczema - Diagnosi
Fuoricentro - Amanda Lear
Tosello - Salto nel vuoto, feat Edda
Emmedimodesto - Emme
Klaudia DG - Me ne frego
Meggie York - disposable person
Nico Zandolino - Non Fermarti (Take Your Time)